Che sia ben chiaro: non si tratta di scelte basate su una particolare dieta o su una nuova tabella nutrizionale. Quella che state per leggere è una lista di cibi da evitare nata dall’esperienza di Bill Marler, avvocato americano specializzato in intossicazioni alimentari.
Chi è Bill Marler
Bill Marler è un avvocato esperto in sicurezza alimentare, tra i più autorevoli degli Stati Uniti. La sua carriera in questo ambito è iniziata nel 1993, quando gli USA furono colpiti dalla storica epidemia “Jack in the Box” di escherichia coli, denominata così per il nome dei 73 ristoranti coinvolti. Fu descritto come “il più famigerato focolaio di intossicazione alimentare nella storia contemporanea”. 732 persone furono infettate: 4 bambini morirono e 178 persone subirono danni permanenti a reni e cervello. Da allora il suo studio si occupa di contrastare malattie di origine alimentare. Contestualmente anche la sua dieta è cambiata, evitando accuratamente tutti gli alimenti che più spesso ha incontrato nelle sue cause.
I cibi da evitare
La carne cruda o poco cotta
In un articolo apparso sul “Food Poison Journal” Bill Marler elenca tutti i cibi che ha smesso di mangiare e le cause che lo hanno portato a questa scelta. Nella lista nera dei cibi ad alto rischio di contaminazione c’è la carne. Nonostante la prelibatezza della carne al sangue, l’avvocato la evita come la peste. Questo probabilmente perché l’epidemia “Jack in the Box” si era diffusa a partire da polpettine di carne contaminata. Per uccidere l’escherichia coli è necessario cuocere la carne almeno a 160 gradi che corrispondono ad una cottura media. Se siete amanti della carne cruda e proprio non volete eliminarla dalla vostra dieta assicuratevi della provenienza e della freschezza del prodotto.
Molluschi e crostacei crudi
I molluschi e i crostacei crudi sono tra gli alimenti più a rischio quando si parla di intossicazione alimentare. I fattori principali sono 2. Il primo riguarda la delicatezza del prodotto: è difficile conservare o trattare ostriche ed altri molluschi senza rovinarne l’aspetto e il gusto. Il secondo riguarda l’inquinamento e il riscaldamento climatico. Possono sembrare argomenti distanti, ma se ci pensiamo bene i molluschi filtrano le acque trattenendo dentro di sé tutte le sostanze nocive che si possono trovare negli oceani. Inoltre il riscaldamento globale ha portato ad una proliferazione di batteri che crescono già all’interno delle conchiglie e che sono molto resistenti. Negli ultimi 5 anni la presenza di batteri nocivi in questo tipo di alimento è aumentata esponenzialmente. Meglio dunque evitare molluschi e crostacei crudi a meno che non siano stati trattati con il sistema di abbattitura rapida della temperatura.
Uova crude o poco cotte
Nonostante il rischio di contaminazione della salmonella nelle uova sia diminuito molto negli ultimi 30 anni, Bill Marler continua a preferirle ben cotte!
Germogli crudi
Nel 2014, la salmonella nei germogli di soia ha mandato 19 persone in ospedale. Più in generale i germogli crudi sono stati collegati ad oltre 30 focolai batterici solo negli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni ’90. Per questo tipo di alimenti, che crescono a contatto con la terra, è preferibile la cottura o un’accurata pulizia con acqua e bicarbonato. Questo elimina anche l’eventuale presenza di toxoplasmosi, parassita estremamente pericoloso per le donne in gravidanza.
Verdura cruda pre-tagliata e pre-lavata
Le buste di insalate pronte per essere condite e mangiate sono comode ma ci espongono a possibili contaminazioni. Ciò accade perché la verdura viene manipolata più volte nel processo industriale di taglio e lavaggio. Inoltre la listeria, un insetto mortale, cresce anche alle temperature del frigo. Sarebbe dunque meglio rinunciare alla comodità e comprare alimenti freschi e non trattati lavandoli accuratamente solo poco prima del consumo per evitare l’insorgere di muffe e la proliferazione dei batteri.
Succhi di frutta e latte non pastorizzati
Secondo molti, consumere latte crudo e succhi di frutta non pastorizzati è una scelta di salute. Si ritiene infatti che essi possano contenere molti più nutrienti rispetto ai prodotti trattati. Questo è in parte vero, ma è anche vero che non pastorizzare i prodotti può esporre il consumatore al contatto con una grande quantità di batteri, virus e parassiti. Tra il 1998 e il 2011, l’avvocato ha registrato 148 focolai di intossicazione alimentare dovuta a questi cibi. È facile capire perché vi abbia rinunciato! La pastorizzazione consiste nel portare velocemente ad alta temperatura un prodotto liquido neutralizzando così funghi, lieviti o batteri. Questo processo altera in minima parte le caratteristiche chimiche, nutrizionali e organolettiche del prodotto ma ne garantisce la sicurezza.
Il linea generale dunque, se non siamo certi al 100% della qualità e dell’origine di un prodotto alimentare, laviamolo o cuciniamolo seguendo tutti gli accorgimenti che un uomo di esperienza come Bill Marler ci ha fornito.
*Foto in alto: immagine di repertorio