Simbolo per eccellenza della Festa del Papà, le zeppole di San Giuseppe sono immancabili, in questo periodo dell’anno, sulle tavole delle famiglie italiane. E hanno un’origine molto, molto antica, risalente addirittura all’antica Roma, quando in occasione della festa dei Lupercalia venivano preparate come omaggio al pater familia. Cibi pagani che oggi sono associati, invece, anche a personalità religiose, come San Giuseppe. E che ancora oggi sono oggetto del contendere: ogni zona ha infatti la sua variazione sul tema e non mancano scontri social a volte anche feroci sulle modalità di preparazione. Ma qual è la ricetta tradizionale delle famose zeppole? Presto detto.
Innanzitutto, secondo l’antica ricetta napoeltana, sul fuoco vanno amalgamati in una pentola e cotti insieme i tre ingredienti, quindi la parte farinosa, quella liquida e quella grassa. Vanno lavorati fino a che non si ha la consistenza quasi di una grossa mollica, che poi andrà lavorata incorporando lentamente le uova. Alla fine di questo procedimento si dovrebbe avere una consistenza elastica e ben umida, che andrà messa in un sac à poche. L’impasto va poi sottoposto a una doppia cottura in due padelle, una con una temperatura più fredda e un’altra più alta. Nella prima, poco sotto il classico punto di frittura, l’impasto si espande, e invece nel secondo completa la frittura, si cuoce e si colora. Una volta fritta e alzata, la zeppola va deposta su una teglia, preferibilmente con carta da forno alla base, dove viene fatta raffreddare. Per decorare, prima si spolvera lo zucchero a velo, poi si fa il giro di crema gialla, di crema pasticciera, a cui si può aggiungere un tocco di amido per renderla più lucida e densa. Infine l’amarena, con dosi variabili tra le due e le tre per singola zeppola.
Attenzione, infine, al modo di mangiarle. La temperatura ideale per gustare una zeppola è quella tiepida, né troppo calda né troppo fredda.