Il “coperto” nei ristoranti è un tema che ha suscitato curiosità e, talvolta, dibattito tra i consumatori. Questa pratica, radicata nella storia e nella cultura della ristorazione, copre i costi relativi al servizio offerto al di là del cibo consumato, come il pane servito a tavola e l’utilizzo di stoviglie e tovagliato. Contrariamente a quanto alcuni possano pensare, il coperto non è una mancia, che invece rappresenta un gesto di gratitudine volontario da parte del cliente, non soggetto a tassazione.
La legittimità del coperto viene spesso messa in discussione, ma è importante sottolineare che è effettivamente legale richiederlo, a patto che il ristoratore ne informi chiaramente i clienti, solitamente tramite un avviso sul menù. Non esiste una normativa che stabilisce un limite massimo per il costo del coperto, quindi questo può variare considerevolmente da un esercizio all’altro. Tuttavia, il principio fondamentale è la trasparenza: il cliente deve essere a conoscenza del costo del coperto prima di ordinare, permettendogli di decidere in modo informato. Il mancato rispetto di questa condizione può legittimamente portare il cliente a contestare il pagamento di tale voce nel conto finale.